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lunedì 5 giugno 2017

Solitario bosco ombroso, di Paolo Rolli

Solitario bosco ombroso,
a te viene afflitto cor
per trovar qualche riposo
fra i silenzi in quest’orror.
Ogni oggetto ch’altrui piace,
per me lieto più non è:
ho perduta la mia pace,
son io stesso in odio a me.
La mia Fille, il mio bel foco,
dite, o piante, è forse qui?
Ahi! La cerco in ogni loco;
e pur so ch’ella partì.
Quante volte, o fronde grate,
la vost’ombra ne coprì!
Corso d’ore sì beate
quanto rapido fuggì!
Dite almeno, amiche fronde,
se il mio ben più rivedrò;
ah! che l’eco mi risponde,
e mi par che dica: No.
Sento un dolce mormorio;
un sospir forse sarà:
un sospir dell’idol mio,
che mi dice: Tornerà.
Ah! ch’è il suon del rio che frange
tra quei sassi il fresco umor;
e non mormora, ma piange
per pietà del mio dolor.
Ma se torna, vano e tardi
il ritorno, oh dei! sarà;
ché pietoso il dolce sguardo
sul mio cener piangerà.
 
Paolo Rolli
 
 
i boschi, piante silvane e verdi,
nel mio profondo, come radici
come rami a nascondere il sole;
sono un uomo di sogni, ancora...

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