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giovedì 31 maggio 2012

Grido

Non avere un Dio
non avere una tomba
non avere nulla di fermo
ma solo cose vive che sfuggono –
essere senza ieri
essere senza domani
ed acciecarsi nel nulla –
– aiuto –
per la miseria
che non ha fine –

Antonia Pozzi
10 febbraio 1932


soffocate pretese stridono
rotaie di infinite partenze
è un cielo terso che vedo
sul finire del sogno staglia
guglie imperiose di nubi...

mercoledì 30 maggio 2012


Ora che il vento

Ora che il vento soffia
un ritmico vocio bisbiglia
i miei casti pensieri al sole,
ora che la luce diffonde
il mio cuore ripalpita colpi
creduti lontani, assenti;
nel perdurare del giorno
si assottiglia l'attesa,
si sfinisce il ritorno.

Anonimo del XX° secolo
poesie ritrovate

martedì 29 maggio 2012

 
Imitazione della gioia
 
Dove gli alberi ancora 
abbandonata più fanno la sera, 
come indolente 
è svanito l'ultimo tuo passo 
che appare appena il fiore 
sui tigli e insiste alla sua sorte. 

Una ragione cerchi agli affetti, 
provi il silenzio nella tua vita. 

Altra ventura a me rivela 
il tempo specchiato. Addolora 
come la morte, bellezza ormai 
in altri volti fulminea. 
Perduto ho ogni cosa innocente, 
anche in questa voce, superstite 
a imitare la gioia.


Salvatore Quasimodo


albe ancestrali sfilano
il mio presente di cielo terso,
in un angolo un senso nascosto
capolina tra vari pensati;
ho le regole sparse,
i vestiti stropicciati
e un giorno di più...

lunedì 28 maggio 2012

Donna

Nel tuo esserci l'incanto dell'essere,
La vita, tua storia,
segnata dal desiderio d'essere
semplicemente donna!
Nel tuo corpo ti porti,
come nessun altro,
il segreto della vita!
Nella tua storia
la macchia dell'indifferenza,
della discriminazione, dell'oppressione…
in te l'amore più bello,
la bellezza più trasparente,
l'affetto più puro
che mi fa uomo!

Eliomar Ribeiro de Souza


fallito il ritrovo mi scopro
silente e passivo,
nel cuore le solite cose
come sempre lontano
un orizzonte deciso
sugli occhi mi preme...

domenica 27 maggio 2012

Quello che veramente ami rimane,
il resto è scorie
Quello che veramente ami non ti sarà strappato
Quello che veramente ami è la tua vera eredita’
Il mondo a chi appartiene, a me, a loro
o a nessuno?
Prima venne il visibile, quindi il palpabile
Elisio, sebbene fosse nelle dimore d’inferno,
Quello che veramente ami è la tua vera eredita’
La formica è un centauro nel suo mondo di draghi.
Strappa da te la vanità, non fu l’uomo
A creare il coraggio, o l’ordine, o la grazia,
Strappa da te la vanità, ti dico strappala
Impara dal mondo verde quale sia il tuo luogo
Nella misura dell’invenzione, o nella vera abilità dell’artefice,
Strappa da te la vanità,
Paquin strappala!
Il casco verde ha vinto la tua eleganza.
“Dominati, e gli altri ti sopporteranno”
Strappa da te la vanita’
Sei un cane bastonato sotto la grandine,
Una pica rigonfia in uno spasimo di sole,
Metà nero metà bianco
Né distingui un’ala da una coda
Strappa da te la vanita’
Come son meschini i tuoi rancori
Nutriti di falsità.
Strappa da te la vanità,
Avido di distruggere, avaro di carità,
Strappa da te la vanità,
Ti dico strappala.
Ma avere fatto in luogo di non avere fatto
questa non è vanità. Avere, con discrezione, bussato
Perché un Blunt aprisse
Aver raccolto dal vento una tradizione viva
o da un bell’occhio antico la fiamma inviolata
Questa non è vanità.
Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare.

Ezra Pound
canto 81
(canti pisani)


teorie consunte ripiegano
fogli di carta fitti di parole
vaghe sensazioni, ricordi,
quasi grigi, come ovattati;
nel suono mattiniero di un auto
ritorno e il ricordo si stempera
e supera l'indifferente muro...

sabato 26 maggio 2012


Barche amorrate
 
Le vele le vele le vele
Che schioccano e frustano al vento
Che gonfia di vane sequele
Le vele le vele le vele!
Che tesson e tesson: lamento
Volubil che l'onda che ammorza
Ne l'onda volubile smorza...
Ne l'ultimo schianto crudele...
Le vele le vele le vele

Dino Campana


lo sciabordio del mare
incastona barche ormeggiate
in un porto qualunque di vita
mentre il forte contesto di vento
crea scompiglio ai capelli...

venerdì 25 maggio 2012

Nostalgia

Tra le nubi ecco il turchino
Cupo ed umido prevale:
Sale verso l'Apennino
Brontolando il temporale.
Oh se il turbine cortese
Sovra l'ala aquilonar
Mi volesse al bel paese
Di Toscana trasportar!
Non d'amici o di parenti
Là m'invita il cuore e il volto:
Chi m'arrise a i dí ridenti
Ora è savio od è sepolto.
Né di viti né d'ulivi
Bel desio mi chiama là:
Fuggirei da' lieti clivi
Benedetti d'ubertà.
De le mie cittadi i vanti
E le solite canzoni
Fuggirei: vecchie ciancianti
A marmorei balconi!
Dove raro ombreggia il bosco
Le maligne crete, e al pian
Di rei sugheri irto e fosco
I cavalli errando van.
Là in maremma ove fiorío
La mia triste primavera,
Là rivola il pensier mio
Con i tuoni e la bufera:
Là nel ciel nero librarmi
La mia patria a riguardar,
Poi co 'l tuon vo' sprofondarmi
Tra quei colli ed in quel mar. 

Giosuè Carducci


contavo i giorni ai ritorni,
quando ero lontano,
giocavo carte scoperte
e cifravo frasi d'amore;
ora staziono in presenti
che sanno di sonno
e caffè appena fatto...

giovedì 24 maggio 2012

nè scivolerò ancora il fato
quando sentii piangere il sole,
in un solo lampo credetti a Dio
e costrinsi le reni al suolo;
ora penso, ora sono...

anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati


mercoledì 23 maggio 2012

MUSA SERALE

Alla finestra fiorita ritorna del campanile l'ombra
e l'oro. La fronte ardente si spegne in silenzio e pace.
Una fonte sgorga nell'oscurità del castagno -
e tu senti: tutto è bene! nel doloroso sfinimento.

Il mercato è vuoto di frutti estivi e ghirlande.
Concorde appare dei portali la nera pompa.
In un giardino risuonano di un soave concerto i toni,
dove amici si ritrovano dopo il pasto.

La favola del bianco mago l'anima volentieri ascolta.
Intorno sussurra il grano che al pomeriggio falciatori tagliarono.
Paziente tace nelle capanne la dura vita;
delle mucche il mite sonno rischiara la lanterna.

Ebbri d'aria presto i cigli calano
e si aprono lievi a stranieri stellari segni.
Endimione sorge dall'oscurità di querce antiche
e si china su acque di lutto grevi.

Georg Trakl


Musa con lira

mancano temi al presente
per riunire discorsi slegati;
in un niente ripiego le frasi
come composte decorazioni
e in un istante rimuovo
consueti contesti imprecisi...

martedì 22 maggio 2012

Nei fiumi a nord del futuro
da "Virata di respiro"

Nei fiumi a nord del futuro
getto la rete che tu,
esitante, carichi
di ombre scritte
da pietre

Paul Celan 
 

 
In den flussen nördlich der Zukunft
("Atemwende")

In den flussen nördlich der Zukunft
werf ich das Netz aus, das du
zögernd beschwerst
mit von Steinen geschriebenen
Schatte.

Paul Celan


il fiume che sono riposa
le stanche rive assolate
in un insieme di torti,
in un nugolo di ragioni;
l'azzurro si va stemperando
in viola e cobalto...

lunedì 21 maggio 2012

La meraviglia

Incatenata dalla meraviglia,
s'indugia ancora e il sangue dei rubini,
forse, il pallor del volto le invermiglia.
O perle opache, o bei fiori marini
che le regine attorcono in collane
su le grazie de' nudi alabastrini.
Dolci turchesi ed ametiste strane
prescelte ai fasti della liturgia,
gemme per dita sacre e per sovrane.
Gioie di nozze e prezzo di follia
ch'offre amore a far sazia la sua sete.
Taluno che la riguardante spìa
esce dall'ombra e tenta : — Che scegliete ?

Amalia Guglielminetti


ammantate di nuvole
le montagne nascondono
il volto ritratto dall'ombra;
mi babno di pioggia e di freddo,
sorrido ed il vento lambisce
le rive di un fiume qualunque...

domenica 20 maggio 2012

A mezzo Maggio

A mezzo maggio migrano nei prati
le lucciolette e vanno sul frumento.
come un soave aroma le conduce;
e balenando dentro l'aria scura
cercano i fiori delle vetri ariste.

Tutta la vasta pianura è un luccichio.

A mezzo maggio presso i casolari
le fragolette odorano negli orti
soavemente. Dalle vie propinque
i bei garzoni accordan le chitarre
per liberar le allegramerenate

Va nella cheta notte un arpeggio

Enrico Panzacchi


mese su mese si passa
nel cuore del tempo,
farfalle di giorno,
lucciole notturne...

sabato 19 maggio 2012

Alicante

Un'arancia sul tavolo
Il tuo vestito sul tappeto
E nel mio letto, tu
Dolce dono del presente
Frescura della notte
Calore della mia vita.

Jacques Prévert


città nascente si posa
lo sguardo attraverso le vie
in spasmodici ardori rivedo
le mie peregrine intenzioni...

venerdì 18 maggio 2012

Lentamente muore

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.

Pablo Neruda


lentamente sogna chi è solo,
si porta in cuore i sospiri
e raccoglie le gocce di pioggia;
nel cupo vortice dell'ansia
si cercano appigli sicuri
e saldamente si tiene il timone...

giovedì 17 maggio 2012

Land's end III°

...quando il vento è freddo
e stanca il viso
quando è sorriso,
quando il fieno già sparso
s'impenna nel prato
quando è soffiato,
indeciso...

anonimo del XX° secolo
poesie ritrovate

mercoledì 16 maggio 2012

Mi desto dal leggero sonno

Mi desto dal leggero sonno solo
nel cuore della notte.
Tace intorno
la casa come vuota e laggiù brilla
silenzioso coi suoi lumi un porto.
Ma sì freddi e remoti son quei lumi
e sì grande è il silenzio nella casa
che mi levo sui gomiti in ascolto.
Improvviso terrore mi sospende
il fiato e allarga nella notte gli occhi:
separata dal resto della casa
separata dal resto della terra
è la mia vita ed io son solo al mondo.
Poi il ricordo delle vie consuete
e dei nomi e dei volti quotidiani
riemerge dal sonno,
e di me sorridendo mi riadagio.
Ma, svanita col sonno la paura,
un gelo in fondo all'anima mi resta.
Ch'io cammino fra gli uomini guardando
attentamente coi miei occhi ognuno,
curioso di lor ma come estraneo.
Ed alcuno non ho nelle cui mani
metter le mani con fiducia piena
e col quale di me dimenticarmi.
Tal che se l'acque e gli alberi non fossero
e tutto il mondo muto delle cose
che accompagna il mio viver sulla terra,
io penso che morrei di solitudine.
Or questo camminare fra gli estranei
questo vuoto d'intorno m'impaura
e la certezza che sarà per sempre.
Ma restan gli occhi

Camillo Sbarbaro

Antonio Leone, Il Risveglio

e sonno sia quando il peso
degli occhi e della mente è troppo,
quando ossa stanche stridono
in cerca di requie e riposo;
nel profondo di me conseguo
sorrisi inespressi e gioie
sopite in un lungo respiro...




martedì 15 maggio 2012

precisi dettagli insistono
gracili idee mattiniere,
il solco divide il cuore
e due anime convivono;
la brezza pungente declina
stagioni che passano in fretta,
fuori la gente rivive passaggi
di nubi, di sole, di vento...

anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovatri


lunedì 14 maggio 2012

Non cantar le canzoni del passato

In queste non cantar splendide stanze
le canzoni dei nostri anni primieri;
ogni già udita nota
dei giovanili affanni, e dei piaceri
risveglieria le dolci ricordanze:
Sui dì non soffermarmi
che a lungo ancora rimembrar mi è dato:
sul festoso liuto
non cantar le canzoni del passato.
Quando la luna in mezzo al cielo splende,
e inargenta le valli e le pianore,
vieni, e alla bianca luce
cantami le canzoni dell'amore.
Ogni nota che all'anima discende
un nuovo affanno attuta:
ma quando irride a noi lo spensierato
degli apati sogghigno,
non cantar le canzoni del passato.

Iginio Ugo Tarchetti
"Il Presagio", 1868


sfiora un contorno
il  ruolo di comparsa
e la bocca riarsa
si cuce di giorno;
ho creato orizzonti
in un bivio segreto
ho cercato le fonti
ne ho calcato il greto...

domenica 13 maggio 2012

Tutte le lettere d'amore sono
ridicole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridicole.
Anch'io ho scritto ai miei tempi lettere d'amore,
come le altre,
ridicole.
Le lettere d'amore, se c'è l'amore,
devono essere
ridicole.
Ma dopotutto
solo coloro che non hanno mai scritto
lettere d'amore
sono
ridicoli.
Magari fosse ancora il tempo in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d'amore
ridicole.
La verità è che oggi
sono i miei ricordi
di quelle lettere
a essere ridicoli.
(Tutte le parole sdrucciole,
come tutti i sentimenti sdruccioli,
sono naturalmente
ridicole).

Fernando Pessoa



Todas as cartas de amor são
Ridículas.
Não seriam cartas de amor se não fossem
Ridículas.
Também escrevi em meu tempo cartas de amor,
Como as outras,
Ridículas.
As cartas de amor, se há amor,
Têm de ser
Ridículas.
Mas, afinal,
Só as criaturas que nunca escreveram
Cartas de amor
É que são
Ridículas.
Quem me dera no tempo em que escrevia
Sem dar por isso
Cartas de amor
Ridículas.
A verdade é que hoje
As minhas memórias
Dessas cartas de amor
É que são
Ridículas.
(Todas as palavras esdrúxulas,
Como os sentimentos esdrúxulos,
São naturalmente
Ridículas.)
 
Alvaro de Campos,
21-10-1935


io ne ho scritte parecchie,
le ho tutte nel mio cassetto
stipate in agende datate
o su fogli sparsi dovunque;
si, io ne ho scritte tante...

sabato 12 maggio 2012

O falce di luna calante

O falce di luna calante
che brilli su l’acque deserte,
o falce d’argento, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.

Oppresso d’amor, di piacere,
il popol de’ vivi s’addorme...
O falce calante, qual mèsse di sogni
ondeggia al tuo mite chiarore qua giù!

Gabriele D'Annunzio


compartimenti stretti
insidiano garrule frasi;
dove scorre il mio vivo
ritrovo le ore lontane...

venerdì 11 maggio 2012

SILENZIO


Conosco una città
che ogni giorno s’empie di sole
e tutto è rapito in quel momento

Me ne sono andato una sera

Nel cuore durava il limio
delle cicale

Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell’aria torbida
sospesi.

Giuseppe Ungaretti
 
 
conosco una città dove
si è fermato il tempo
e dove anche le ombre
hanno un colore...

giovedì 10 maggio 2012

Solitudine

Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.

Emily Dickinson


unica mente disbrigo
faccende ritenute vicine,
il contesto che stride riporta
le vie della seta, le spezie;
affrango usate consuete
e rivoglio la vaga impotenza
che arride, nel dire, agli sciocchi...

mercoledì 9 maggio 2012


Ecco una parola:
io sono:
una parola che significa
a volte nulla
a volte un infinito.

Kahlil Gibran


in una barca di carta
ripongo le mie cose di ieri,
le lasci in balia del vento;
la pioggia dilava un rivolo,
lo traccia nel duro selciato,
la vedo andare lontano...

martedì 8 maggio 2012

Infrapensieri la notte

Il sonno, il nero fiume -
v'immerge la sua tempra
per il fuoco dell'aurora
che lo avvamperà, lo spera,
l'indomani -
                 Sono oscuri
il turchese ed il carminio
nei vasi e nelle ciotole,
                                 li prende
la notte nel suo grembo,
li accomuna a tutta la materia.
Saranno - il pensiero lo tortura
un attimo, lo allarma -
pronti alla chiamata
quando ai vetri si presenta
in avanscoperta l'alba e, dopo,
quando irrompe
e sfolgora sotto la navata
il pieno giorno -
                       hanno
incerta come lui la sorte
i colori o il risveglio
per loro non è in forse,
la luce non li inganna,
non li tradisce? E stanno
nella materia
                             o sono
nell'anima i colori? -
                                divaga
o entra nel vivo
                      la sua mente
nella pausa
della notte che comincia -
                    smarrisce
e ritrova i filamenti
dell'arte, della giornata...
                                    Esce
insieme ai lapislazzuli
l'oro dal suo forziere, sì,
                                   ma incerto
il miracolo ritarda,
la sua trasmutazione
in luce, in radiosità
gli sarà data piena? Avrà
lui grazia sufficiente
a quella spiritualissima alchimia?
                               Si addorme,
s'inabissa,
                è sciocco,
                                lo sente,
quel pensiero, è perfida quell'ansia.
Chi è lui? Tutto gioca con tutto
nella universale danza.

Mario Luzi 


spezzati rami si spargono
con scricchiolii sinistri
sul bianco selciato,
la strada maestra attraversa
il mio sconfinato presente;
come posso la seguo
usando stratagemmi notturni
mi riapproprio del sonno...