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mercoledì 31 dicembre 2014

Anno vecchio e anno nuovo, di Anonimo


Anno vecchio e anno nuovo

filastrocca di Capodanno
 

Tin-tin, l'orologio rintocca.
Tin-tin, quanti colpi ha suonato?
Tin-tin, qual è l'ora che scocca?
Tin-tin, qualcheduno ha bussato!
Anno vecchio, tin-tin, ti saluto!
Anno nuovo, tin-tin. benvenuto!
 
Anonimo
 
 
 
che dire... poco,è stato
un anno di transizione,
ancora verso il domani;
vedremo!
 
Auguri a tutti!
 
Gujil

martedì 30 dicembre 2014

Meglio di una protesta, di Elizabeth Jennings

Meglio di una protesta
                  

Strappa via dai miei amori ogni frammento:
troverai quel che vedi
uno spaventapasseri
 –non fui io a crearlo, fosti tu
nella tua mente tanto tempo fa.
Soffia sui miei tesori tutte le tue tempeste.
Quando raccogli ciottoli, trattali con prudenza
le mie gemme ti abbagliano, lo vedi, e sono molte.

Ricorda che le bacche e i fiori che portasti
a morire qui in casa hanno uno strano
potere, di rinascere. Io li raccolsi, ed eccoli
sbocciare già nelle mie mani. Rapida
li pianto sotto un albero. Le gocce
risanano le piante a te serbate
e ridonano a me nuovi germogli.

Elizabeth Jennings
Gli istanti del buio
 


 
 
infiniti risvolti hanno luce ed ombra,
li osservo dal mio angusto rifugio,
la polvere è quella degli anni
immota su libri e strumenti...

lunedì 29 dicembre 2014

L'abbiamo rimpianto a lungo l'infilascarpe, di Eugenio Montale

L'abbiamo rimpianto a lungo l'infilascarpe,
il cornetto di latta arrugginito ch'era
sempre con noi. Pareva un'indecenza portare
tra i similori e gli stucchi un tale orrore.
Dev'essere al Danieli che ho scordato
di riporlo in valigia o nel sacchetto.
Hedia la cameriera lo buttò certo
nel Canalazzo. E come avrei potuto
scrivere che cercassero quel pezzaccio di latta?
C'era un prestigio (il nostro) da salvare
e Hedia, la fedele, l'aveva fatto.
 
Eugenio Montale
 
  
quanti rimpianti,
quante assuefazioni restano;
di nascosto lo stipite,
gli angoli, quelli più bui...
 

domenica 28 dicembre 2014

Interdizione, di Nina Cassian

Interdizione
                  

Cosa cerchi tu qui in vesti diafane
mentre accosti una coppa di parole
alle labbra indifferenti del tempo?
chi ti ha fatto credere
che gli stagni anelano alla luna
e che un uccello danza al centro della terra?
Perché non accetti il rifiuto,
perché non leghi le gambe
strette strette?
Quel che accade intorno a te
non è più affar tuo
.

Nina Cassian
"C'è modo e modo di sparire"


verso le cose, un percorse,
la fine è dietro l'angolo
poi torno a pensare che sia
che si possa essere...

sabato 27 dicembre 2014

Due respiri, di Chiara Galiazzo

 
Due respiri
 
Non c'è fortuna, non c'è destino,
non c'è sorpresa per me,
non c'è vittoria né aspirazione
così importante per me
non c'è bellezza,
frase ad effetto o un'assoluta verità
ma c'è un istante nell'universo,
attimo eterno in cui mi sento unica

Perché niente è come te e me insieme
niente vale quanto te e me insieme
siamo due respiri
che vibrano vicini
oltre il male e il bene
niente è come te e me insieme

Non serve intento né sacrificio
una tentazione per me
dediderare voler sparire
resta un ricordo per me
non serve dolor, normale attenzione
quella che riservo a te
anche il silenzio,
che sento dentro
quando mi avvolge diventa musica

Perché niente è come te e me insieme
niente vale quanto te e me insieme
siamo due respiri
che vibrano vicini
oltre il male e il bene
niente è come te e me insieme

Non c'è ossessione solo emozione
quella che dedico a te
non c'è tramonto, non c'è una stella
che ci somiglia,
che sia così unica

Perché niente è come te e me insieme
niente vale quanto te e me insieme
siamo due respiri
che vibrano vicini
oltre il male e il bene
niente è come te e me insieme

Tutto è come te e me insieme
 
Chiara Galiazzo

venerdì 26 dicembre 2014

Appello, di Harry Martinson

Appello

La luna piena risplende sul mare
e tu nel mio cuore.
La riva attende e invecchia. Tu non vieni mai.
Fugace il sentiero lunare sul mare che inghiottì
il veliero col quale a lungo avremmo vagato
condotti dal desiderio, suonando il flauto e la cetra
unendo canto e carne nell’argenteo vento.


Harry Martinson
Traduzione di Giacomo Oreglia
 
 
attese, partenze, ritorni,
qualche volta arrivi;
siamo una stazione nel tempo,
con orari discutibili,
spesso incompatibili... 

giovedì 25 dicembre 2014

Natale 2014

 
E' 
Natale,
forse è Natale,
malgrado le cose,
malgrado le guerre.
E' Natale,
forse è Natale,
un giorno dopo il dolore,
un giorno prima del sempre.
Buon Natale!
Happy X-mas!
 
Gujil
 
 

mercoledì 24 dicembre 2014

Lo specchio, di Arturo Graf

Lo specchio

 
Nella mia cameretta ove l’amica
Luna dal ciel traguarda e il sol morente,
Sovra il camin pende uno specchio, antica
D’arte veneziana opra lucente.
L’immacolato vetro intorno intorno
Di negro legno una cornice accoglie,
Ove industre scalpel, con stile adorno,
Fiori e frutta intaglio, viticci e foglie.
D’empia Medusa al negro cerchio in cima
La turpe faccia boccheggiar si vede;
Sculta e nel legno e viva altri la stima,
E dall’aspetto orribile recede.
Lo specchio d’un baglior pallido brilla
Da soli antichi nel cristal piovuto:
Oh, la sua grande, immobile pupilla
Sa dio le orribil cose che ha veduto,
Nei marmorei palazzi, entro secrete
Stanze, o di simulati usci pel vano,
Lucida e tonda in mezzo alla parete,
Che sorda, muta, custodia l’arcano!
Or piu non serba e non respinge indietro
Larva ne segno del veduto mondo;
Lucido, eguale, immacolato il vetro
Si stende come un lago senza fondo.
Talor mi pongo a riguardar furtivo
Entro il suo lume, quando il giorno muore,
E nel vedermi, e nel sentirmi vivo,
D’orror mi riempio, mi s’agghiaccia il core.
E l’empia Gorgo mi saetta addosso
L’atroce sguardo e mi trapassa drento;
Vorrei fuggire e il pie mover non posso.
Immobil guardo ed impietrar mi sento.
 
Arturo Graf
 
 
 
riflette ciò che sembriamo,
a volte ciò che siamo;
io mi ci guardo spesso,
senza vergogne, senza paure...

martedì 23 dicembre 2014

Un destino, di Antonia Pozzi

Un destino
  
Lumi e capanne
ai bivi
chiamarono i compagni.
A te resta
questa che il vento ti disvela
pallida strada nella notte:
alla tua sete
la precipite acqua dei torrenti,
alla persona stanca
l’erba dei pascoli che si rinnova
nello spazio di un sonno.
In un suo fuoco assorto
ciascuno degli umani
ad un’unica vita si abbandona.
Ma sul lento
tuo andar di fiume che non trova foce,
l’argenteo lume di infinite
vite – delle libere stelle
ora trema:
e se nessuna porta
s’apre alla tua fatica,
se ridato
t’è ad ogni passo il peso del tuo volto,
se è tua
questa che è più di un dolore
gioia di continuare sola
nel limpido deserto dei tuoi monti
ora accetti
d’esser poeta.
 
Antonia Pozzi
13 febbraio 1935
 
 
destini, solitari, incrociati;
destini alla deriva, finiti;
rivedo e rivivo cose e persone
nel silenzio o nel vocio fastidioso,
rivoglio me stesso
rivendico innati diritti...

lunedì 22 dicembre 2014

D'inciampo..., di Cristina Fantechi

 
D'inciampo
a perdifiato nella corsa
un tavolo una sedia per sostare
chi si rialza
ha ancora in mente il mare.

Cristina Fantechi
Spaesamenti di terra per mare
 
 
 
seduto, aspetto,
aspetto su una sedia,
forse mi manca il mare,
forse mi manca...

sabato 20 dicembre 2014

Io che come un sonnambulo cammino, di Camillo Sbarbaro


Io che come un sonnambulo cammino  
 
 Io che come un sonnambulo cammino
per le mie trite vie quotidiane,
vedendoti dinanzi a me trasalgo.
Tu mi cammini innanzi lenta come
una regina.
Regolo il mio passo
io subito destato dal mio sonno
sul tuo ch’è come una sapiente musica.
E possibilità d’amore e gloria
mi s’affacciano al cuore e me lo gonfiano.
Pei riccioletti folli d’una nuca
per l’ala d’un cappello io posso ancora
alleggerirmi della mia tristezza.
Io sono ancora giovane, inesperto
col cuore pronto a tutte le follie.
 
Una luce si fa nel dormiveglia.
Tutto è sospeso come in un’attesa.
Non penso più. Sono contento e muto.
Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.

Camillo Sbarbaro
 
 
 
 
luci nel buio, bene,
si intravede una sagoma, un corpo;
è l'ora di congiungere l'anima,
quella dove il sonno attende...

venerdì 19 dicembre 2014

Vecchia darsena lunare, di Enzo Lamartora

Vecchia darsena lunare

Mute sagome di barche
brevemente si salutano

si perdono nel mare
Napoli - Trani-Napoli, 1986-2000

Enzo Lamartora
Nel corpo tuo rimorso
 

 miraggio lontano,
sogni di adolescenza e pudori;
ferma nel cielo,
lunare Selene...

giovedì 18 dicembre 2014

Dedicata, di Paola Loreto

Dedicata

Portarti all'acero
rosso,
disteso e largo
nell'orto.
Lucore ardito,
trasparente nell'aria.
Narratore onnisciente
di ciò che c'importa.

Paola Loreto
L'acero rosso
 
 
lattee impronte,
la mente ricorda e gioisce,
originalità e devozione
come un contesto solo...

mercoledì 17 dicembre 2014

Vento, di Anonimo

 
Vento
 
Fruscio di vento nel buio,
sorrido a me stesso, vivo;
così andai e vidi,
tornai e piansi.
Col senso di cose perdute
riallaccio le fila,
riprendo il mio fare.
 
Anonimo
del XX° Secolo
poesie ritrovate

martedì 16 dicembre 2014

Malinconia, di Umberto Saba

Malinconia
 
Malinconia
la vita mia
struggi terribilmente;
e non v'è al mondo, non c'è al mondo niente
che mi divaghi.

Niente, o una sola
casa. Figliola,
quella per me saresti.
S'apre una porta; in tue succinte vesti
entri, e mi smaghi.

Piccola tanto,
fugace incanto
di primavera. I biondi
riccioli molti nel berretto ascondi,
altri ne ostenti.

Ma giovinezza,
torbida ebbrezza,
passa, passa l'amore.
Restan sì tristi nel dolente cuore,
presentimenti.

Malinconia,
la vita mia
amò lieta una cosa,
sempre: la Morte. Or quasi è dolorosa,
ch'altro non spero.
 

Quando non s'ama
più, non si chiama
lei la liberatrice;
e nel dolore non fa più felice
il suo pensiero.


Io non sapevo
questo; ora bevo
l'ultimo sorso amaro
dell'esperienza. Oh quanto è mai più caro
il pensier della morte,

al giovanetto,
che a un primo affetto
cangia colore e trema.
Non ama il vecchio la tomba: suprema
crudeltà della sorte.
 
Umberto Saba
 
E. Degas, Malinconia, 1874
 
eppure malinconia è
anche dolcezza,
quella che ti fa
stringere i pugni,
quella di abbracci visionari;
è anche
un po' di calore...

lunedì 15 dicembre 2014

Tentazione, di Arturo Graf

Tentazione

Sulla cima d’un negro, orrido monte
Mi sollevo lo spirto maledetto:
Immenso, tetro, d’uniforme aspetto,
Si girava allo intorno l’orizzonte.
Io covava non so quale bugiarda
Speranza in fondo al core; egli uno strano
Riso frenava; l’uncinata mano
All’omero m’avvinse e disse: Guarda.
E d’improvviso una sulfurea luce
Illumino la livida pianura,
Scoprendo un’opra d’infernal fattura,
Nel proprio sfoggio paurosa e truce.
Sparso giacea della gran valle in fondo
Un vario, innumerabile tesoro,
Quanto misura la vilta dell’oro,
Quanto si merca e si baratta al mondo.
Grave sentii sopra la mia cervice
La vergogna pesar; Satana fisse
Gli occhi grifagni nel mio volto e disse:
Fatti ricco a tua posta e sii felice.
Ed io a lui: O spirito mendace,
Qual pro m’avrei dal benefizio infame?
Non sai qual sia tu del mio cor la fame?
Dannato, dammi, se tu puoi, la pace.
— Oh bugiardi fantasmi, oh vane larve,
Come tosto svanir! Squillando un riso
Di scherno e di trionfo il genio inviso
Si trabocco dall’alto monte e sparve.
E fu silenzio. Dirupato ed erto
Dal pian si leva, il monte; un mar d’asfalto
All’orizzonte affronta il ciel; dall’alto
La torva luna illumina il deserto.

Arturo Graf
 

Jeronimus Bosch,
"Trittico delle tentazioni di Sant'Antonio"
particolare

pervasi, permeati, invero freddi,
giorni del tardo autunno
preludono gelo e inverno;
attendo e sorseggio caffè...

domenica 14 dicembre 2014

Serenità dell'albero, di Luciana Notari

Serenità dell'albero

Morire come un albero, serena,
di foglia in foglia, gioco
d'amore che appare e ci abbandona;
levare spogli all'osso tutti i rami,
senza difesa ai venti o a pioggia
irosa, squarci sulla corteccia
un po' ispessita,
mentre sbiadisce il colore della vita.

Morire come un albero, serena,
in silenzio, là, tra il fremere
d'aprile, sinfonia di natura
che m'attornia, Madre che respirai,
non comprendendo appieno la sua norma.


Luciana Notari
Il destino della foglia
 
 
 
come le foglie d'autunno,
ultime danze poi fango;
le brume mattutine,
il ghiaccio, i disegni...

sabato 13 dicembre 2014

Santa lucia, di Francesco de Gregori

Santa Lucia
 
Santa Lucia, per tutti quelli che hanno occhi
e gli occhi e un cuore che non basta agli occhi
e per la tranquillità di chi va per mare
e per ogni lacrima sul tuo vestito,
per chi non ha capito.

Santa Lucia per chi beve di notte
e di notte muore e di notte legge
e cade sul suo ultimo metro,
per gli amici che vanno e ritornano indietro
e hanno perduto l'anima e le ali.

Per chi vive all'incrocio dei venti
ed è bruciato vivo,
per le persone facili che non hanno dubbi mai,
per la nostra corona di stelle e di spine,
per la nostra paura del buio e della fantasia.

Santa Lucia, il violino dei poveri è una barca sfondata
e un ragazzino al secondo piano che canta,
ride e stona perchè vada lontano,
fa che gli sia dolce anche la pioggia delle scarpe,
anche la solitudine.
 
Francesco De Gregori


 
Non penso ci sia qualcosa di meglio per oggi:
una canzone di anni fa
ancora bella e semplice,

venerdì 12 dicembre 2014

Il responso, di Guido Gozzano


Il responso


«Or vado, Marta, suona la mezzanotte...» O casa
di pace, o dolce casa di quell'amica buona...

L'alta lucerna ingombra segnava in luce i rari
pizzi dei suoi velari, ergendosi nell'ombra

come un piccolo sole... Durava nella stanza
l'eco d'una speranza data senza parole.

Nella zona di luce v'erano fiori, carte,
volumi, sogni d'arte... Contro una stampa truce

del Durero, una grigia volpe danese il terso
muso tendeva verso l'alto, con cupidigia.

C'era un profumo mite che mi tornava bimbo:
...un gracile corimbo di primule fiorite.

E c'era una blandizie mondana acuta fine:
...di essenze parigine, di sigarette egizie...

C'era un profumo forte che inebbriava i sensi:
...i bei capelli densi come matasse attorte...

Sotto il prodigio nero di quella chioma unica,
vestita di una tunica molle, di foggia «impero».

Marta teneva gli occhi assorti ed un pugnale
fra mano, e non so quale volume sui ginocchi.

Tagliava, china in non so che taciturna indagine,
lentamente le pagine del gran volume intonso.

«La mezzanotte, Marta...» Non mi rispose, udivo
soltanto il ritmo vivo del ferro nella carta.

La taciturna amica con quel volume austero
m'apparve nel mistero d'una sibilla antica.

«Se le dicessi? Sa ella, forse, il responso,
forse nel libro intonso legge la Verità!»

E a quella donna, avezza a me come a un fratello
buono, mi parve bello dire la mia tristezza.

Ah! Se potessi amare! - Vi giuro, non ho amato
ancora: il mio passato è di menzogne amare.

Mi piacquero leggiadre bocche, ma non ho pianto
mai, mai per altro pianto che il pianto di mia Madre.

Come una sorte trista è sul mio cuore, immagine
(se vi piace l'immagine un poco secentista)

d'un misterioso scrigno d'ogni tesoro grave,
me ne gittò la chiave l'artefice maligno,

l'artefice maligno, in chi sa quali abissi...
Marta, se rinvenissi la chiave dello scrigno!

Se al cuore che ricusa d'aprirsi, una divota
rechi la chiave ignota dentro la palma chiusa,

per lei che nel deserto farà sbocciare fiori,
saran tutti i tesori d'un cuore appena aperto.

Perché, Marta, non sono cattivo, non è vero?
O Marta non è vero, dite, che sono buono?

Molte mani soavi apersi a poco a poco
come si fa nel gioco, ma non trovai le chiavi.

O dita appena tocche, forse amerò domani!
e abbandonai le mani e ribaciai le bocche...

Ma pesa la menzogna terribilmente! O maschera
fittizia che mi esaspera nell'anima che sogna!

Perché, Marta, non sono cattivo, non è vero?
O Marta non è vero, dite, che sono buono?

Tutte, persin le brutte, mi danno un senso lento
di tenerezza... «Sento» - risi - «di amarle tutte!

Non sorridete, Marta?» Non sorrideva. Udivo
soltanto il ritmo vivo del ferro nella carta.

E ripensavo: - Se ella, forse, il responso,
forse nel libro intonso legge la Verità -.

«Nel cuore senza fuoco già l'anima è più stanca,
più d'un capello imbianca, qui, sulla tempia, un poco.

Ogni sera più lunge qualche bel sogno è fatto:
aspetta il cuore intatto l'amore che non giunge

O beva chi non beve, doni chi si rifiuta
prima che sia compiuta la mia favola breve!

Fanciullo, e verrai tu, compagno alato della
seconda cosa bella - il non essere più -

verrai con bende e dardi, anche, Fanciullo, a me?
O amare prima che si faccia troppo tardi!

L'amore giungerà, Marta?» (Nel libro intonso,
pensavo, ecco il responso lesse di Verità)

«l'Amore come un sole» (durava nella stanza
l'eco d'una speranza data senza parole)

«irraggerà l'assedio dell'anima autunnale,
se pure questo male non è senza rimedio...»

Ella dal Libro, in quiete, tolse l'arme, mi porse
l'arme. Rispose: «Forse! - Perché non v'uccidete?».
 
 
Guido Gozzano
 
 
le attese dei responsi,
quelli della vita moderna,
quelli della tua vita;
improvvisi quasi,
quasi vuoti...

giovedì 11 dicembre 2014

Sorelle..., di Amalia Guglielminetti

Sorelle...
 
Sorelle, io errava taciti sentieri,
scuri or nell'ombra ed or chiari nel sole,
quando fanciulle in bianche lunghe stole
m'accostaron coi lor passi leggieri.
Chi avea negli occhi trepidi pensieri,
chi labbra vaghe di leggiadre fole.
A me ciascuna bisbigliò parole
caute, svelando tenui misteri.
Pareva ognuna un fiore di giunchiglia,
uno stel di ligustro o di giaggiolo,
e s'atteggiaron tutte a meraviglia
poi ch'io: – Non so se buon destin vi manda –
risposi. – A ognuna il suo segreto involo:
ch'io ven sappia foggiar degna ghirlanda.


Amalia Guglielminetti
"le vergini folli"
 
 
anche a te, sorella,
dedico il mio stare;
un infinito percorrere strade,
un insolito compagno di viaggio,
sono io, ci sono...

mercoledì 10 dicembre 2014

Una fatica, credimi di Virgilio Lilli

Una fatica, credimi
Mi sveglio, la mattina,
pieno di sonno.
Vado a letto,
la sera,
pieno di veglia.
Il sole mi trova morto,
al mattino,
e faccio il lavoro di Lazzaro
per aprire gli occhi
e guardare il mondo.
Il buio mi trova così vivo,
la sera,
che chiudere gli occhi
è come un suicidio.
Così va la mia vita,
da mezzo secolo più dieci anni:
una fatica, credimi,
una fatica d'Ercole,
un'altalena
di resurrezioni e suicidi.
 
Virgilio Lilli
La ballata di un inviato speciale
 
 
queste angosce, queste,
dirimpetto allo specchio
c'è un vecchio che aspetta
e un altro smarrito...

martedì 9 dicembre 2014

Così, di Anonimo

Così
 
Ansie..., trapassa,
ferita dal sole,
il freddo contesto;
così si vuole,
così si deve.
Affido al vento sospiri
che sanno paure, timori,
che sanno di amori...
passati, perduti, lontani...
 
Anonimo
del XX° secolo
poesie ritrovate
 
 

lunedì 8 dicembre 2014

Giardino autunnale, di Dino Campana

   
Giardino autunnale
 
 Al giardino spettrale al lauro muto
de le verdi ghirlande
a la terra autunnale
un ultimo saluto!
A l'aride pendici
aspre arrossate nell'estremo sole
confusa di rumori rauchi grida la lontana vita:
grida al morente sole
che insanguina le aiole.
S'intende una fanfara
che straziante sale: il fiume spare
ne le arene dorate; nel silenzio
stanno le bianche statue a capo i ponti
volte: e le cose già non sono più.
E dal fondo silenzio come un coro
tenero e grandioso
sorge ed anela in alto al mio balcone:
e in aroma d'alloro,
in aroma d'alloro acre languente,
tra le statue immortali nel tramonto
ella m'appar, presente.
 
Dino Campana
 
 
GUSTAVE CAILLEBOTTE - Square at argenteuil
GUSTAVE CAILLEBOTTE
Square at Argenteuil


è già quasi freddo,
un rumore lontano,
forse aeroplano,
mi invita al mattino