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giovedì 28 febbraio 2013

Le violette di Febbraio, di Alfonso Gatto

Le violette di Febbraio

D'un biancore di luce fatta neve
- la neve di febbraio - le violette
svegliano al verde la finestra lieve
che disegna sul poggio le casette
ad una ad una azzurre bianche rosa,
tintinnanti vetrine se alla soglia
batte i piedi un ragazzo, la vogliosa
testa arruffata al vento che l'imbroglia.
Si scopre dal suo ridere nei denti
l'acerba primavera che si scuote
e decide i colori: passa, senti,
la prima bicicletta dalle ruote
fruscianti sul ventaglio della neve.

Alfonso Gatto


le ho viste quest'anno
per la prima volta;
nel mio piccolo angolo
di mondo nascosto
le ho viste innevate
una primula chiusa
con loro aspettava
un attimo di sole...

mercoledì 27 febbraio 2013

limiti infranti..., di Anonimo

limiti infranti
percorrono rotte
invise a marinai stremati
le fiacche risacche
come lunghe dita
come carezze...

Anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

martedì 26 febbraio 2013

Sole invernale, di Arturo Graf



Sole invernale

Candida e lieve le indurate ajuole
Copre la neve e il nudo poggio e i prati:
Rosseggiando, fra gli alberi sfrondati
Traluce l’occhio del cadente sole.
Il sanguigno fulgor, che incerto e breve
Tra i negri rami intirizziti splende,
Falde d’accesa porpora distende
E lembi d’oro sulla bianca neve.
Terra, il novo saluto e le promesse
Del sol ricevi: ancor rinverdirai;
Ancor, sciolta dal gel, ti coprirai
Di vaghi fiori e di gioconda messe.
Ma tu, mio cor, tu dall’antico lutto
Mai più mai più non ti sciorrai. Che giova
Il sole a te? mio cor, chi ti rinnova?
Tu non darai mai più fiore nè frutto.

Arturo Graf


non scalda il sole d'inverno,
rischiara di luce radente
ma non riesce a dare calore
eppure a febbraio pare
già quasi primaverile...

lunedì 25 febbraio 2013

Ho fatto..., di Anonimo


ho fatto un sogno brutto,
di quelli che offuscano il cuore,
la neve cancella le cose
ed il mondo si tinge di bianco;
nel mio animo sento che l'ansia
ancora fa parte di me...

Anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

domenica 24 febbraio 2013

Lamento, di Georg Trakl

Lamento

Sonno e morte, le cupe aquile
sussurrano la notte, intorno al mio capo:
che dell’uomo l’aurea immagine
sommerga la gelida onda
dell’eternità? Ai paurosi scogli
schiantasi il corpo purpureo.
E lamenta la cupa voce
sopra il mare.
Sorella di tempestosa tristezza
guarda: un impaurito battello affonda
dinnanzi a stelle,
al muto volto della notte.

Georg Trakl


Pedro Figari (1861-1938) , Lamento,
National Museum of Fine Arts in Buenos Aires

e suoni dissipano
silenzi lunghi, pensati,
il flebile fischio è lontano,
un treno che parte,
un treno che arriva... 


Pedro Figari (1861-1938) , Lamento,
National Museum of Fine Arts in Buenos Aires

Klage

Schlaf und Tod, die düstern Adler
Umrauschen nachtlang dieses Haupt:
Des Menschen goldenes Bildnis
Verschlänge die eisige Woge
Der Ewigkeit. An schaurigen Riffen
Zerschellt der purpurne Leib.
Und es klagt die dunkle Stimme
Über dem Meer.
Schwester stürmischer Schwermut
Sieh ein ängstlicher Kahn versinkt
Unter Sternen,
Dem schweigenden Antlitz der Nacht.

Georg Trakl

sabato 23 febbraio 2013

Non vorrei,... di Anonimo

non vorrei, non vorrei,
eppure scrivo e non lo farei
se nessuno leggesse
se nessuno approvasse
io leggerei,
io approverei
e mi stancherei
e vorrei
e dovrei
e farei
e...

Anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

venerdì 22 febbraio 2013

Sei la terra e la morte..., di Cesare Pavese

Sei la terra e la morte.
La tua stagione è il buio
e il silenzio. Non vive
cosa che più di te
sia remota dall'alba.
Quando sembri destarti
sei soltanto dolore,
l'hai negli occhi e nel sangue
ma tu non senti. Vivi
come vive una pietra,
come la terra dura.
E ti vestono sogni
movimenti singulti
che tu ignori. Il dolore
come l'acqua di un lago
trepida e ti circonda.
Sono cerchi sull'acqua.
Tu li lasci svanire.
Sei la terra e la morte.

Cesare Pavese
3 dicembre 1945


frammenti di cielo
e fiocchi di neve,
un contesto assoluto
disperso nel grigio... 

giovedì 21 febbraio 2013

Pace!, di Arturo Graf

Pace!

Qui, dove muto m’ascondo
Siccome fiera in ispeco,
Mi giungono, inutil eco,
L’ultime voci del mondo.
L’ultime voci confuse,
Pria che mi stenda la mano
A liberarmi l’arcano
Poter che in esso m’intruse.
L’ultime confuse voci,
Preda e ludibrio de’ venti:
Risa, invettive, lamenti,
Preci vane, urla feroci.
Pace, decrepito mondo!
A che, in cospetto de’ cieli,
Le stolte gare crudeli,
L’amaro crucio infecondo?
Decrepito mondo, pace!
A che, di fronte alla morte,
Le arti subdole e corte,
La cupidigia vorace?
Pace! Nel gorgo degli anni
Tutto sprofonda e disviene,
Gioje, rammarichi, pene,
Speranze, timori, inganni.
Pace! Doman fia l’oscena
Tua storia, storia remota:
Ecco, d’attori è già vota
L’abominosa tua scena.
Pace! I tuoi vivi di ieri
Son oggi polvere e ombra:
La solitudine è ingombra
Di ruderi e cimiteri.
E dove infierì Massenzio,
Dove Sacùntala pianse,
Dove il Gran Còrso s’infranse,
Regna, equo nume, il silenzio.

Arturo Graf


Franco in attesa,
tra pareti di legno
e freddo nel cuore,
una valigia di niente,
fatta sempre da altri
ma sempre dolcezza...

mercoledì 20 febbraio 2013

Bohémiens en voyage, di Charles Baudealire

Bohémiens en voyage
 
La tribu prophétique aux prunelles ardentes
Hier s'est mise en route, emportant ses petits
Sur son dos, ou livrant à leurs fiers appétits
Le trésor toujours prêt des mamelles pendantes.
Les hommes vont à pied sous leurs armes luisantes
Le long des chariots où les leurs sont blottis,
Promenant sur le ciel des yeux appesantis
Par le morne regret des chimères absentes.
Du fond de son réduit sablonneux, le grillon,
Les regardant passer, redouble sa chanson;
Cybèle, qui les aime, augmente ses verdures,
Fait couler le rocher et fleurir le désert
Devant ces voyageurs, pour lesquels est ouvert
L'empire familier des ténèbres futures.
 
Charles Baudelaire
 
 
in un essenza di nulla
le ebbrezze del leggere,
quelle del pensare,
mentre fuori è freddo;
il gelo ricama
finestre e cortili...
 
 
Zingari in viaggio
 
La tribù profetica dalle pupille ardenti,
ieri s'è messa in cammino caricandosi i piccoli
sulle spalle e offrendo ai loro fieri appetiti
il tesoro sempre pronto delle mammelle pendenti.
Gli uomini vanno a piedi sotto armi lucenti
di fianco ai carrozzoni in cui i loro cari si rannicchiano,
girano al cielo gli occhi intorpiditi
dal triste rimpianto di assenti chimere.
Dal fondo della sua buca sabbiosa il grillo,
vedendoli passare, rinforza il suo canto:
Cibele, che li ama, arricchisce le sue verzure,
fa sgorgare acqua dalla roccia e fiorire il deserto
al passaggio di questi viaggiatori per i quali s'apre
l'impero familiare delle tenebre future.
 
Charles Baudelaire

martedì 19 febbraio 2013

Franco in viaggio, di Anonimo

Franco in viaggio

Franco in viaggio
come fosse passeggio
la sua lontananza non è
che un pretesto, un ovvietà
così ricongiunge il senso,
le mani che aspettano
e gli abbracci mancati.

Anonimo del XX° secolo
poesie ritrovate