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giovedì 21 febbraio 2013

Pace!, di Arturo Graf

Pace!

Qui, dove muto m’ascondo
Siccome fiera in ispeco,
Mi giungono, inutil eco,
L’ultime voci del mondo.
L’ultime voci confuse,
Pria che mi stenda la mano
A liberarmi l’arcano
Poter che in esso m’intruse.
L’ultime confuse voci,
Preda e ludibrio de’ venti:
Risa, invettive, lamenti,
Preci vane, urla feroci.
Pace, decrepito mondo!
A che, in cospetto de’ cieli,
Le stolte gare crudeli,
L’amaro crucio infecondo?
Decrepito mondo, pace!
A che, di fronte alla morte,
Le arti subdole e corte,
La cupidigia vorace?
Pace! Nel gorgo degli anni
Tutto sprofonda e disviene,
Gioje, rammarichi, pene,
Speranze, timori, inganni.
Pace! Doman fia l’oscena
Tua storia, storia remota:
Ecco, d’attori è già vota
L’abominosa tua scena.
Pace! I tuoi vivi di ieri
Son oggi polvere e ombra:
La solitudine è ingombra
Di ruderi e cimiteri.
E dove infierì Massenzio,
Dove Sacùntala pianse,
Dove il Gran Còrso s’infranse,
Regna, equo nume, il silenzio.

Arturo Graf


Franco in attesa,
tra pareti di legno
e freddo nel cuore,
una valigia di niente,
fatta sempre da altri
ma sempre dolcezza...

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