L'elisire della vita
S’apre sotterra affumicata e tetra
S’apre sotterra affumicata e tetra
La stanza nella selce aspra scavata,
Reggon la volta bassa ed affogata
Quattro pilastri di massiccia pietra.
Da un angusto spiraglio a fior di terra
Filtra del sol l’attenuato acume,
E scorger lascia in pallido barlume
Quanto la stanza nel suo grembo serra:
Una confusion di strani arnesi,
Crogiuoli e trepie, lambicchi e storte,
Stromenti d’ogni forma e d’ogni sorte,
Buttati a terra, alle pareti appesi.
L’alchimista in un angolo e seduto
Dentro un gran seggiolon di cuojo rosso;
Ha una zimarra di broccato in dosso,
Ha in capo una berretta di velluto.
Tutto egli par nella lettura assorto
D’un vecchio zibaldon vergato a mano;
Sembra che stia scrutando un grande arcano,
E son piu di trecento anni ch’e morto.
Le vote occhiaje trasognato sbarra;
Credo cerchi nel libro una ricetta:
Gli guazza il capo dentro la berretta,
L’ossa aguzze gli bucan la zimarra.
Nella destra scarnata ed aggranchita
Stringe un’ampolla; un sedimento giallo
Dentro v’appar; sul fragile cristallo
Evvi scritto: Elisir di lunga vita.
Arturo Graf
al male della vita,
allo "spleen",
quello che stringe l'anima,
quello che schiaccia il cuore...
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