Infinito
Come un antico, lacerato legno,
Che per ignoto mar, con dubbio evento,
Fugge dinanzi ai cavalloni e al vento
Ed al suo corso non puo far ritegno;
Cosi, d’ansia ripieno e di sgomento,
Fugge pugnando il mio spossato ingegno
Via per il mar dell’infinito, e un segno
Indarno spia che il guidi a salvamento.
E gia sopr’esso errando alla fortuna
Guizzar vid’io come brandite lame
Orrendi mostri dentro l’onda bruna;
E il fiotto udii delle travolte eta,
E sotto cieli di corrusco rame
Tonar la voce dell’eternita.
Arturo Graf
Tobia Ravà, "Angolo d'infinito celeste", 2008 |
infinitamente perso,
come un ricordo galleggia
nel mare dei pensieri,
il mio io affonda
e naufraga con dolcezza
quasi leopardiana...
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