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giovedì 2 luglio 2015

Superi, di arturo Graf

Superi

Flagra di luce intemerata il cielo,
Beata stanza dei superni; i vivi
Fonti d’ambrosia erompono dai clivi,
Cui veste l’odorifero asfodelo.
Su per il verde corron gli ambulacri
Candidi all’ombra dei gemmati allori;
Tripudïando pargoletti Amori
Guazzano in chiari e gelidi lavacri.
Sorgon entro l’azzurro i propilei
Superbi; nelle grand’aule opulento
Sfoggia il bisso; dai tripodi d’argento
Vaporan densi i balsami sabei.
Giace sui pulvinari e i convivali
Deschi ricigne de’ beati il coro;
I dì non conta e nelle tazze d’oro
Beve esultando il pianto de’ mortali.
Dalle fulgide chiome il nardo stilla;
Fragranti serti di purpuree rose
Cingon le bianche tempie e gaudïose,
Ove l’eterna giovinezza brilla.
I petti, cui giammai cura non presse,
Venere Cipria d’immortali infiamma
Concupiscenze: il glorioso dramma
Del ciel d’amori e di piacer s’intesse.
Vibra pel luminoso etra il tintinno
Dell’auree cetre, e via per gli echeggïanti
Peristilii, con larghe onde sonanti
Esulta e vola de’ celesti l’inno.
Sotto ai lor piè l’immensurabil spera
S’arca di terso, adamantino vetro,
Che inesorata ed inconcussa indietro
Verbera la bestemmia e la preghiera.
E braveggiando, e minacciando, in seno
Di cava nube, con orribil suono,
Urla sul capo ai Prometidi il tuono,
Guizza e corrusca il liquido baleno.
 
Arturo Graf
 
 
sopra, cosa?
quando sei su, over, dove?
eppure meglio sopra;
gli asfodeli le chiave,
il problema è la toppa...

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