PRELUDIO
Noi siamo i figli dei padri ammalati;
Acquile al tempo di mutar le piume,
Svolazziam muti, attoniti, affamati,
Sull’agonia di un nume.
Nebbia remota è lo splendor dell’arca,
E già all’idolo d’or torna l’umano,
E dal vertice sacro il patriarca
S’attende invano;
S’attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
E invan l’esausta vergine s’abbranca
Ai lembi del Sudario...
Casto poeta che l’Italia adora,
Vegliardo in sante visioni assorto,
Tu puoi morir!... Degli antecristi è l’ora!
Cristo è rimorto! —
O nemico lettor, canto la Noja,
L’eredità del dubbio e dell’ignoto,
Il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boja,
Il tuo cielo, e il tuo loto!
Canto litane di martire e d’empio;
Canto gli amori dei sette peccati
Che mi stanno nel cor, come in un tempio,
Inginocchiati.
Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro,
E l’Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
Se qualche volta piango:
Giacchè più del mio pallido demone,
Odio il minio e la maschera al pensiero,
Giacchè canto una misera canzone,
Ma canto il vero!
Emilio Praga
Novembre 1864
Franco Crocco, 2007 |
la verità si piega, si adatta,
alle richieste del caso, al momento,
vome perpetue vicissitudini
le glorie del tempo stagnano
in angusti riposti ombrosi...
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