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mercoledì 11 aprile 2012

PRELUDIO


Noi siamo i figli dei padri ammalati;
Acquile al tempo di mutar le piume,
Svolazziam muti, attoniti, affamati,
Sull’agonia di un nume.

Nebbia remota è lo splendor dell’arca,
E già all’idolo d’or torna l’umano,
E dal vertice sacro il patriarca
S’attende invano;

S’attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
E invan l’esausta vergine s’abbranca
Ai lembi del Sudario...

Casto poeta che l’Italia adora,
Vegliardo in sante visioni assorto,
Tu puoi morir!... Degli antecristi è l’ora!
Cristo è rimorto! —

O nemico lettor, canto la Noja,
L’eredità del dubbio e dell’ignoto,
Il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boja,
Il tuo cielo, e il tuo loto!

Canto litane di martire e d’empio;
Canto gli amori dei sette peccati
Che mi stanno nel cor, come in un tempio,
Inginocchiati.

Canto le ebbrezze dei bagni d’azzurro,
E l’Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
Se qualche volta piango:

Giacchè più del mio pallido demone,
Odio il minio e la maschera al pensiero,
Giacchè canto una misera canzone,
Ma canto il vero!


Emilio Praga
Novembre 1864


Franco Crocco, 2007

la verità si piega, si adatta,
alle richieste del caso, al momento,
vome perpetue vicissitudini
le glorie del tempo stagnano
in angusti riposti ombrosi...

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