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sabato 31 dicembre 2011

L'ULTIMO GIORNO

Vorrei morire in questa bianca villa,
Su questo colle dai castagni ombrato,
All’alito d’un vento profumato,
Una mattina limpida e tranquilla

E de la vita l’ultima scintilla
Espandere in un lieto inno al creato,
E dare all’orizzonte imporporato
L’ultimo lampo de la mia pupilla.

Ma non vorrei nella stanzetta mia
Avere i figli addolorati al fianco,
Non li vorrei turbar con l’agonia;

Vorrei che a me tornando in sull’aurora
Mi trovassero qui, placido e bianco,
Quasi nell’atto d’aspettarli ancora.

Edmondo De amicis


che effetto strano
questa fine d'anno,
questo spazio ha cercato
di espandere il mio essere
verso orizzonti vicini,
ha raggiunto altre stelle
che mi hanno rischiarato
questo lungo cammino...
grazie!

venerdì 30 dicembre 2011

Notte d'inverno

Il Tempo chiamò dalla torre
lontana. . . Che strepito! È un treno,
là, se non è il fiume che corre.
O notte! Nè prima io l'udiva,
lo strepito rapido, il pieno
fragore di treno che arriva;
sì, quando la voce straniera,
di bronzo, me chiese; sì, quando
mi venne a trovare ov'io era,
squillando squillando
nell'oscurità.
Il treno s'appressa. . . Già sento
la querula tromba che geme,
là, se non è l'urlo del vento.
E il treno rintrona rimbomba,
rimbomba rintrona, ed insieme
risuona una querula tromba.
E un'altra, ed un'altra— Non essa
m'annunzia che giunge?—io domando.
—Quest'altra! - Ed il treno s'appressa
tremando tremando
nell'oscurità.
Sei tu che ritorni. Tra poco
ritorni, tu, piccola dama,
sul mostro dagli occhi di fuoco.
Hai freddo? paura? C'è un tetto,
c'è un cuore, c'è il cuore che t'ama
qui! Riameremo. T'aspetto.
Già il treno rallenta, trabalza,
sta. . . Mia giovinezza, t'attendo!
Già l'ultimo squillo s'inalza
gemendo gemendo
nell'oscurità . . .
E il Tempo lassù dalla torre
mi grida ch'è giorno. Risento
la tromba e la romba che corre.
Il giorno è coperto di brume.
Quel flebile suono è del vento,
quel labile tuono è del fiume.
È il fiume ed è il vento, so bene,
che vengono vengono, intendo,
così come all'anima viene,
piangendo piangendo,
ciò che se ne va.

Giovanni Pascoli


il vento ed il fiume...
mi mancano i monti e le valli,
là dove il mio essere è uno
ritrovo me stesso
e le voci che ho dentro
sono relegate a sussurri,
impercettibili bisbigli;
mi manca la luce
di un cielo terso...

giovedì 29 dicembre 2011

corridoi stretti conducono
a stanze riposte del cuore
dove infranti si intravedono
i cocci di un'anima stanca;
il perdurare dei venti
frusta gli scogli freddi 
e gli approdi si fanno più duri...

anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati


mercoledì 28 dicembre 2011

Le ore risparmio

Di giorno in giorno
Le ore risparmio
Come un avaro,
Le notti trattengo.
Che danno l’inganno:
Sfuggo il tempo
E divento vecchio.

Raffaele Carrieri


un respiro di silenzio
percorre il mio torace,
quasi un sibilo accorto
a segnare il tempo
in ritmici battiti
di un cuore disposto
nel tracciato convinto
di delicate parole...

martedì 27 dicembre 2011

perpetue scoscese cristallizzano
inutili fughe temporali
in un crescendo di ipotesi
ritrovo perdute promesse
mentre sfoca in lontananza
un misterioso e vago orizzonte...

anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati


lunedì 26 dicembre 2011

Gelo

Il giorno schietto
d'inverno inasprisce le carraie,
aguzza il taglio della pietra, sopra i poggi pelati
brucia i pochi fili d'erba.
Chi affastella legna, chi sciorina
panni s'affretta; sgretola la crosta
con le scarpe chiodate, con gli zoccoli,
spranga l'uscio di casa.
E' un tempo che fa bruschi i conciliaboli,
ruvide le parole ed i commiati.
...Antenne
e nervature d'alberi, di rovi
graffiano i venti del tramonto...

Mario Luzi


e quando il freddo è dentro?
quando perfino il cuore gela?
ci siamo mai chiesti
dove vada l'amore quando finisce?
ci siamo mai detti
parole che lasciano il segno?...

domenica 25 dicembre 2011

Stava la Vergine Maria

Stava la Vergine Maria
ninnando il presepe a Betlemme;
cullando il suo Dio che dormiva;
ritornello alla culla: così sia.
L'asino e il bove sognavano,
sognavano il creato,
e Dio, che amore di bimbo!
dormiva senza sognare.
L'alba del tempo segnava
i sogni vestiva la luce;
sognava la Vergine Maria,
cantava sognando la croce.

Miguel De Unamuno

Pinturicchio, Natività, S. Maria dek Popolo, Roma

tra tutte le poesie di Natale
ho scelto questa;
è quasi sconosciuta, semplice,
così umana da brillare
come una piccola stella...
vorrei saper scrivere così,
con il cuore...
ma è col cuore che vi auguro
tanta serenità...


sabato 24 dicembre 2011

la magica sera di attesa
che illumina il viso dei bimbi,
in un attimo tutto è sereno
con le luci ed i mille colori;
si respira una dolce pretesa
di pace nei ricami di lembi
di felice contesto, strano
momento di pace e nevica fuori...

anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

venerdì 23 dicembre 2011

Tedio invernale

Ma ci fu dunque un giorno
Su questa terra il sole?
Ci fur rose e viole,
Luce, sorriso, ardor?
Ma ci fu dunque un giorno
La dolce giovinezza,
La gloria e la bellezza,
Fede, virtude, amor ?
Ciò forse avvenne a i tempi
D'Omero e di Valmichi:
Ma quei son tempi antichi,
Il sole or non è piú.
E questa ov'io m'avvolgo
Nebbia di verno immondo
È il cenere d'un mondo
Che forse un giorno fu.

Giosuè Carducci


il rumore dell'acqua
infrange il sonno della campagna
e l'inverno si annuncia gelando
pozzanghere e rive di fossi;
ha ragione il poeta
ma il tempo non fa che passare
e noi lo seguiamo in silenzio
oppure facendo quel poco rumore...

giovedì 22 dicembre 2011


diminuisce l'attenzione e non comprendo,
come fare? cosa dire?
non capisco e mi cruccio di questo;
è come se fosse finito un idillio,
come se una passione violenta
si fosse d'improvviso assopita...
non ho rimedi per questo
se non continuare a lottare
per mantenere ed espandermi oltre...


Inverno

E' notte, inverno rovinoso. Un poco
sollevi le tendine, e guardi. Vibranoi
tuoi capelli selvaggi, la gioia
ti dilata improvvisa l'occhio nero;
che quello che hai veduto - era un'immagine
della fine del mondo - ti conforta
l'intimo cuore, lo fa caldo e pago.
Un uomo si avventura per un lago
di ghiaccio, sotto una lampada storta.

Umberto Saba

mercoledì 21 dicembre 2011

CANZONE SPIRITUALE

Segni, rari ricami
dipinge svolazzante aiuola.
Di Dio l'azzurro respiro alita
entro la sala-giardino,
entro il giardino sereno.
S'innalza una croce nel selvaggio vino.

Ascolta nel bosco rallegrarsi molti,
un giardiniere presso al muro falcia,
sommesso un organo va,
mescola suono e dorato splendore,
suono e splendore.
Benedice amore pane e vino.

Anche ragazze entrano dentro
e per ultimo il gallo canta.
Piano un cancello fradicio va
e in corona di rose e cornice,
cornice di rose
Maria bianca e fine riposa.

Un mendicante sulla pietra antica
sembra morto in preghiera,
mite un pastore dal colle
va e un angelo nel boschetto,
nel boschetto vicino,
bambini nel sonno canta.

Georg Trakl


le calde coperte richiamano
un sogno che il sonno non porta
così vaga lo spettro notturno,
quello dei pensieri più lunghi,
quello delle cose lontane;
in un crescendo di strani pensieri
mi conto le ore che restano all'alba
e i rintocchi mi tengono sveglio...

martedì 20 dicembre 2011

La morte
a Victor Hugo.

Come un mietitore la cui falce cieca
abbatte il fiordaliso e insieme il duro cardo,
come piombo crudele che nella corsa brilla,
sibila e inesorabile fende l'aria a colpirvi;

così l'orrenda morte si mostra sopra un drago,
passando tra gli umani come un tuono,
rovesciando, folgorando ogni cosa che incontri
impugnando una falce tra le livide mani.

Ricco, vecchio, giovane, povero, al suo lugubre impero
tutti obbediscono; nel cuore dei mortali
il mostro affonda, ahimè!, unghie di vampiro!
e sui bambini infierisce come sui criminali:

aquila fiera e serena, quando dall'alto dei tuoi cieli
vedi planare sull'universo quell'avvoltoio nero
non insorge il disprezzo (più che collera, vero?),
o magnanimo genio, nel tuo cuore?

Ma, pur sdegnando la morte e i suoi allarmi,
Hugo, tu sai appenarti per i poveri vinti;
tu sai, quando bisogna, qualche lacrima spargere,
qualche lacrima d'amore per chi non vive più.

Paul Verlaine
[1858.]


e sto pensando a te,
alla tua partenza, al tuo viaggio,
incidentale contatto di vita ora vai
e ti ho appena salutato...

lunedì 19 dicembre 2011

Voglia del nulla

Triste mio spirito, un tempo innamorato della lotta, la
Speranza il cui sperone attizzava i tuoi ardori, non vuole
più cavalcarti! Giaciti dunque senza pudore, vecchio cavallo
il cui zoccolo incespica a ogni ostacolo.
Rassegnati, cuor mio: dormi il tuo sonno di bruto!

Spirito vinto e stremato! Per te, vecchio predone, l'amore
ha perduto il suo gusto, e l'ha perduto la disputa; addio,
canti di ottoni e sospiri di flauto! Piaceri, desistete dal
tentare un cuore cupo e corrucciato!
L'adorabile Primavera ha perduto il suo profumo.

Il Tempo m'inghiotte minuto per minuto come fa la neve
immensa d'un corpo irrigidito io contemplo dall'alto
il globo in tutta la sua circonferenza e non vi cerco più
l'asilo d'una capanna.
Valanga, vuoi tu portarmi via nella tua caduta?

Charles Baudelaire


il nulla avvolge, costringe, nasconde,
in quell'abbraccio soffocante
che odora di storia infinita;
la voglia di annientarsi,
il non darsi,
il perdersi e stremarsi...
eppure, ad  est, sorge ancora un sole
di rara bellezza e vince le nubi
di orizzonti ritorti in matasse
di puro alito di vento...

domenica 18 dicembre 2011

E morte non avrà dominio

E morte non avrà dominio.
E i morti nudi saranno uno
Con l'uomo nel vento e la luna occidentale;
Quando le loro ossa saranno scarnificate e dissolte,
Avranno stelle ai gomiti e ai piedi;
Per quanto impazziti saranno savi,
Per quanto affondino nel mare torneranno a risorgere;
Per quanto gli amanti si perdano amore resterà;
E morte non avrà dominio.

E morte non avrà dominio.
Sotto i gorghi del mare
Giacendo a lungo non moriranno nel vento;
Torcendosi ai tormenti al cedere dei tèndini,
Legati a una ruota, pur non si romperanno;
Si spaccherà la fede in quelle mani,
E l'unicorno del peccato li passerà da parte a parte;
Strappati da ogni lato non si spaccheranno
E morte non avrà dominio.

E morte non avrà dominio.
Mai più possano i gabbiani gridargli agli orecchi
Né onde frangersi furiose sulle rive;
Dove fiore sbocciò possa fiore mai più
Sollevare il capo agli scrosci della pioggia;
Per quanto impazzite e morte come chiodi,
Le teste di quei tali martellano fra le margherite;
Irromperanno nel sole fin che il sole cadrà,
E morte non avrà dominio.

Dylan Marlais Thomas

 
And death shall have no dominion

And death shall have no dominion.
Dead mean naked they shall be one
With the man in the wind and the west moon;
When their bones are picked clean and the clean bones gone,
They shall have stars at elbow and foot;
Though they go mad they shall be sane,
Though they sink through the sea they shall rise again;
Though lovers be lost love shall not;
And death shall have no dominion.

And death shall have no dominion.
Under the windings of the sea
They lying long shall not die windily;
Twisting on racks when sinews give way,
Strapped to a wheel, yet they shall not break;
Faith in their hands shall snap in two,
And the unicorn evils run them through;
Split all ends up they shan't crack;
And death shall have no dominion.

And death shall have no dominion.
No more may gulls cry at their ears
Or waves break loud on the seashores;
Where blew a flower may a flower no more
Lift its head to the blows of the rain;
Though they be mad and dead as nails,
Heads of the characters hammer through daisies;
Break in the sun till the sun breaks down,
And death shall have no dominion.

Dylan Marlais Thomas


non capisco questo calo d'attenzione,
sono io, sempre io, che cerco
di raccogliere sassi nella sabbia
per lanciarli nella quiete dell'anima;
che successe?
perchè?
lotterò per lo spazio di un niente
perchè sia approdo tranquillo
per chi fatica a navigare...

sabato 17 dicembre 2011

La coltura degli alberi di Natale

Vi Sono molti atteggiamenti riguardo al Natale,
e alcuni li possiamo trascurare:
il torpido, il sociale, quello sfacciatamente commerciale ,
il rumoroso (essendo i bar aperti fino a mezzanotte),
e l'infantile - che non è quello del bimbo
che crede ogni candela una stella, e l'angelo dorato
spiegante l'ali alla cima dell'albero
non solo una decorazione, ma anche un angelo.
Il fanciullo di fronte all'albero di Natale:
lasciatelo dunque in spirito di meraviglia
di fronte alla Festa, a un evento accettato non come pretesto;
così che il rapimento splendido, e lo stupore
del primo albero di Natale ricordato, e le sorprese, l'incanto
dei primi doni ricevuti (ognuno
con un profumo inconfondibile e eccitante,
e l'attesa dell'oca o del tacchino, l'evento
atteso e che stupisce al suo apparire,
e reverenza e gioia non debbano
essere mai dimenticate nella più tarda esperienza,
nella stanca abitudine, nella fatica, nel tedio,
nella consapevolezza della morte, nella coscienza del fallimento.

Thomas Stearns Eliot


dovrebbe arrivare in silenzio,
ovattato da strati di neve
coi fiocchi che scendono lenti
e sopiscono gioie e dolori;
dovrebbe arrivare discreto,
mentre il mondo sta ancora dormendo
quando il cuore si sente leggero...

venerdì 16 dicembre 2011

Anche tu sei collina...

Anche tu sei collina
e sentiero di sassi
e gioco nei canneti,
e conosci la vigna
che di notte tace.
Tu non dici parole.
C'è una terra che tace
e non e' terra tua.
C'è un silenzio che dura
sulle piante e sui colli.
Ci son acque e campagne.
Sei un chiuso silenzio
che non cede, sei labbra
e occhi bui. Sei la vigna.
E' una terra che attende
e non dice parola.
Sono passati giorni
sotto cieli ardenti.
Tu hai giocato alle nubi.
E' una terra cattiva
la tua fronte lo sa.
Anche questo è la vigna.
Ritroverai le nubi
e il canneto, e le voci
come un'ombra di luna.
Ritroverai parole
oltre la vita breve
e notturna dei giochi,
oltre l'infanzia accesa.
Sarà dolce tacere.
Sei la terra e la vigna.
Un acceso silenzio
brucerà la campagna
come i falò la sera.

Cesare Pavese
30-31 ottobre 1945

Rita Besagno, Canneto, olio su tela

di freddo e di stenti
in un lascito ambiguo di sentimenti
come una marea di emozioni
riporre strumenti e discorsi
presagisce al riposo;
così, domo di stanchezza,
in un inutile sfogo
raggruppo pensieri notturni...

giovedì 15 dicembre 2011


uscito dal nulla percorre
le vie della seta il mio bruco
e nel bozzolo chiude la vita
in attesa di meravigliose ali
che schiodino il corpo alla terra
e lo riflettano in cielo...

anonimo del XX° secolo
frammenti ritrovati

mercoledì 14 dicembre 2011

Quadretto autunnale

Il Sole scialbo nel mattino appare
di tra le nubi sfilacciate, e lento
sale dai campi brulli l'alitare;
sfioccano i pàmpini ingialliti al vento..
In mezzo alla maggese va il bifolco,
col pùngolo e col grido i bovi incita:
stride l'aratro e s'apre lungo il solco,
fùmido e fresco alla novella vita.
E passa il treno, ed il suo fischio acuto
vola lontan lontano come un saluto...

Costantino Savonarola


terra ormai spoglia prepara
contestuali rituali prima dei freddi;
vedo nel mio ieri le cose
quelle di oggi e mi chiedo
se ancora mi accalco alla fretta
o se invece ho imparato l'amore...

martedì 13 dicembre 2011

La semina del grano

Passa l'aratro sul terreno molle
e segue il solco tra le brune zolle.
Apre le braccia la materna terra
e accoglie il seme biondo, piccoletto,
poi nel suo seno con amor lo serra;
tutto l'inverno se lo tiene stretto:
lo culla sotio il gelo, lieve lieve
nanna gli canta al suon della bufera,
lo copre col mantel bianco di neve.
E il seme dorme e sogna primavera;
sogna di germogliar nel pane mio
Veglia sul grano seminato Iddio

Lina Schwarz

J. F. Millet, Il seminatore, 1850, olio su tela
un chicco aspetta,
protetto da coltre di terra,
aspetta che un primo tepore
lo svegli, lo animi...
le stagioni parafrasano la vita
il continuo circolo infinito
di esistenze terrene;
è bello saperlo
è duro subirlo...