SULLA STRADA FERRATA
Corre il treno sonante in riva al mare.
Entra del monte ne la negra mole,
Esco, e d’un grido risaluta il sole,
E dentro al bosco sibilando spare;
Quindi sul ponte rimbombante appare.
Borghi sorvola, camposanti, aiuole,
E cupe valli taciturne e sole
E quete ville solitarie e care;
E simili a fantasime sui piani
Passano le casupole e le piante
E fuggono gli attoniti villani,
E poi rallenta il corso anzi la meta,
E grave tra edifici alti l’ansante
Ira dei negri ordigni arsi si cheta.
Si riparte, e siam qui come ranocchi,
Otto, in una caldaia maladetta,
Un’ordinanza, un prete, una servetta,
Un inglese, una balia e due marmocchi.
Ho il prete enorme e rosso innanzi agli occhi,
Ho tra le gambe un cesto e una cassetta,
Sento un’elsa di qua, di là una tetta,
E un piede dell’inglese sui ginocchi.
La grossa balia in faccia mi starnuta,
Strillano i bimbi, l’ordinanza fuma,
La serva tosse e il reverendo sputa;
E non so chi d’arcane aure leggere
Tacitamente il carcere profuma....
E tutto questo è un treno di piacere.
Edmondo De Amicis
i miei treni,
quei treni che non partivano mai,
quelli sempre pronti,
vecchie ferraglie stridenti;
le mie partenze ed i ritorni,
viaggi solitari dentro di me
e viaggi verso qualcuno;
i miei treni...
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