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venerdì 10 giugno 2011

L’attimo fuggente

Ancora qui. Lo riconosco. In orbite
di coazione. Gli altri nell'incorposa
increante libertà. Dal monte
che con troppo alte selve m'affronta
tento vedere e vedermi,
mentre allegria irrita di lumi
san Silvestro, sparge laggiù la notte
di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.
E. E, puro vento, sola neve, ch'io toccherò tra poco.
Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.
In voi fui, sono, mi avete atteso,
non mai dubbio v'ha offesi.
Sarai, anima e neve,
tu: colei che non sa
oltre l'immacolato tacere.
Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami. E.
E' questo il sospiro che discrimina
che culmina, "l'attimo fuggente".
E' questo il crisma nel cui odore io dico:
sì, mi hai raccolto
su da me stesso e con te entro
nella fonte dell'anno

Andrea Zanzotto


restare senza fiato, sospeso,
solo il tempo di un respiro...poi,
piano piano, riappropriarsi di spazi infiniti
in cui volgere sguardi, osservare...
le coerenze risapute risaccano lente
negli angoli riposti del pensare;
sono giorni di pioggia, di ansie...
qualcosa trapela dal grigio, indugia,
un istante completa la scena...
al soffio vitale si affida all'aria
il seme leggero di un dente di leone...

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