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domenica 5 giugno 2011

Vieni sempre, vieni

Non avvicinarti. La tua fronte, la tua infuocata fronte, la tua accesa fronte,
le impronte di certi baci,
questo bagliore che anche di giorno si vede se t'avvicini,
questo bagliore contagioso che mi rimane in mano,
questo fiume luminoso dove immergo le braccia,
dove non oso quasi bere, per timore poi d'una vita d'ura ornai d'astro brillante.
Non volgio che tu viva in me come vive la luce,
con questo isolamento di stella che si unisce alla sua luce,
cui l'amore e' negato attraverso lo spazio
duro e azzurro che separa e non unisce,
dove ogni astro inacessibile
e' una solitudine che, gemebonda, trasmette la sua tristezza.
La solitudine scintilla nel mondo senza amore.
La vita e' una vivida corteccia,
ua rugosa pelle immobile
dove l'uomo non puo' trovare il suo riposo,
per quanto scagli i suoi sogni contro un astro spento.
Ma tu non avvicinarti. La tua fronte sfavillante, carbone acceso che mi strappa alla stessa coscienza,
duello sfolgorante in cui di colpo provo la tentazione di morire,
di bruciarmi le labbra con il tuo contatto indelebile,
di sentirmi la carne disfarsi contro il tuo diamante rovente.
Non avvicinarti, perche' il tuo acio si prolunga come l'urto impossibile delle stelle,
come lo spazio che all'improvviso s'incendia,
etere propagante dove la distruzione dei mondi
e' un unico cuore che totalmente s'infiamma.
Vieni, vieni, vieni come il carbone consunto e oscuro che racchiude una morte;
vieni come la notte cieca che mi avvicina il suo volto;
vieni come le due labbra segnate dal rosso,
per quella lunga linea che fonde i metalli.
ieni, vieni, amore mio; vieni, ermetica fronte, rotondita' quasi movente
che brilli come un'orbita che nelle mie braccia si estingue;
vieni come due occhi o due profonde solitudini,
come due imperiosi richiami da una profondita' che non conosco.
Vieni, vieni, morte, amore: vieni subito, ti distruggero';
vieni, che volgio ammazzare, o amare, o morire, o darti tutto;
vieni, che tu rotoli come pietra lieve,
confusa come una luna che chiede i miei raggi!

Vicente Aleixandre

Quando era il tempo mio giocavo parole importanti
credevo il presente messaggio di un anima agitata
gemevo nel tepore di abbracci sbagliati,
sudavo nell’ombra di ripari improvvisati
eppure qualcosa insisteva nel cuore;
ora sono diverso, l’irruenza sopita
fa capolino ogni tanto…mi sfiora ed ecco
tutto si illumina di nuovo di quella luce,
di quei profumi…poi, piano,
neanche troppo lentamente, si spegne…

5 commenti:

  1. Va bene Veronica,

    aspetto email.
    Baci
    Gujil

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  2. Dicono che d'Amore non si muore.. forse sarà pur vero,
    ma per un Uomo che scrive e sente un falò di
    passioni e sentimenti... e che parla d'Amore come nessuno mai
    beh io dico sì, sì può anche morire d'Amore!

    E' adorabile questo poeta dal nome dolcissimo: 'Vincente' !!

    (Lascio qui una piccola massima di Sabrina:

    meglio morire d'Amore che vivere con la voglia dell'Amore!
    [aforisma? chiaramente sì! :)) ] )

    Gujil, leggo che sei anche tu in montagna...qui acqua a iosa
    hai messo il cappottino?! ahahah
    Buona serata e buona arietta frizzantina!
    Grazie
    Sabrina

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  3. Sabrina,

    Aleixandre è un poeta spagnolo che amo molto ma non è conosciutissimo.
    Spade come labbra (Espadas como labios) di Guanda contiene una bella sintesi delle sue poesia...se vuoi qualche informazione aggiuntiva metterò un suo profilo sul blog "zone d'ombra" uno dei prossimi giorni.
    Più che freddo ho preso acqua e senza protezione.
    Buna serata

    Gujil

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  4. Sabrina,

    p.s.
    la farfalla è per te!

    Gujil

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  5. Ci speravo, non ho osato ringraziare ..per non apparire
    presuntuosa. E' molto delicata la fotina...la farfalla che
    si posa sulle parole forse con la voglia di farle sue!
    Grazie del gentilissimo pensiero che ricambio con
    un dolce sorriso.

    Passerò dlà a leggere e so già che sarà cosa bella ed
    emozionante, come sempre!
    Mille grazie Gujil e bella e buona vita.

    Sabrina

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