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domenica 14 maggio 2017

Le lamine di Vulci, di Lucio Mariani

Le lamine di Vulci

Configurare uno spazio
          non occuparlo
uno spazio che uomini e cose,
passi e pesi di ogni tragitto,
possano attraversare senza sosta
in una successione da guardare
         alla finestra
mentre arrivano e fuggono
come pietre rollanti senza tempo
da uno dei sette colli
          di Istanbul, di Roma
i visi amati della cronaca nostra
parole
che lanciarono il segno
          dalla pagina
le pallide res gestæ
i chiodi, i grandi chiodi
          le lamine di Vulci
gli inganni per voce
          le fedi perdute
i rossi miraggi della carne
nei tagli sfrontati della luce d’agosto
e guerre raccontate
          sorrisi noia musica
poi la conquista degli ultimi silenzi.
Dal varco guardare sugli annali
quello spazio cosí configurato
come farebbe un pesco fiorito
indifferente al novero dei frutti.


Lucio Mariani
Parola estrema
 
 
 
Un posto, un luogo qualunque,
l'ansia che la notte è venuta e fatica
ad andare a lasciare lo stomaco;
un posto, un luogo, qualcuno...

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