Cerca nel blog

martedì 2 settembre 2014

Van Loon, di Francesco Guccini

Van Loon

Van Loon, uomo destinato direi da sempre
ad un lavoro più forte
che le sue spalle o la sua intelligenza
non volevano sopportare 
sembrò quasi baciato da una buona sorte
quando dovette andare
sembra però che non sia mai entrato nella storia
ma sono cose che si sanno sempre dopo
d'altra parte nessuno ha mai chiesto di scegliere
neanche all'aquila o al topo
poi un certo giorno timbra tutto un avvenire
od una guerra spacca come una sassata.
Ma ho visto a volte che anche un topo sa ruggire
ed anche un'aquila precipitata
Quanti anni, giorno per giorno
dobbiamo vivere con uno
per capire cosa gli nasca in testa
o cosa voglia o chi è
turisti del vuoto, esploratori di nessuno
che non sia io o me
Van Loon viveva e io lo credevo morto
o peggio inutile, solo per la distanza
fra i suoi miti diversi e la mia giovinezza
e superbia d'allora, la mia ignoranza
che ne sapevo quanto avesse navigato
con il coraggio di un Caboto fra le schiume
di ogni suo giorno, e che uno squalo è diventato
giorno per giorno, pesce di fiume.
Van Loon, Van Loon, che cosa porti dentro
quando tace la mente e la stagione si dà pace?
Insegui un'ombra o quella stessa pace l'hai in te?
Vorrei sapere che cosa vedi quando guardi attorno
lontani panorami o questo giorno
è già abbastanza, è come un nuovo dono per te?
Van Loon, Van Loon, a cosa pensi in questo settembrino,
nebbieggiare alto che macchia l'Appennino
ora che hai tanto tempo per pensare, ma a chi?
Vai, vecchio, vai, non temere
che avrà una sua ragione
ognuno, ed una giustificazione
anche se quale non sapremo mai, mai!
Ora Van Loon si sta preparando
piano al suo ultimo viaggio:
i bagagli già pronti da tempo
come ogni uomo prudente,
o meglio, il bagaglio, quello consueto
di un semplice o un saggio,
cioè poco o niente, e andrà davvero
in un suo luogo o una sua storia
con tutti i libri che la vita gli ha proibito
con vecchi amici di cui ha perso la memoria
con l'infinito, dove anche su quei monti nostri
è sempre estate,
ma se uno vuole quell'inverno senza affanni
che scricchiolava in gelo sotto le chiodate
scarpe di un tempo, dei suoi diciott'anni.

Francesco Guccini

Settembrino
come si respira
questa canzone di Guccini;
Settembre,
il mese del ripensamento,
fine d'estate
inizio di nuovo ciclo...

Nessun commento:

Posta un commento