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venerdì 11 novembre 2016

Estate di San Martino, di Cesare Pavese

Estate di San Martino


Le colline e le rive dei Po sono un giallo bruciato
e noi siamo saliti quassù a maturarci nel sole.
Mi racconta costei - come fosse un amico -
Da domani abbandono Torino- e non torno mai più.
Sono stanca di vivere tutta la vita in Prigione.
Si respira un sentore di terra e, di là dalle piante,
a Torino, a quest'ora, lavorano tutti in prigione.
Torno a casa dei miei dove almeno potrò stare sola
senza piangere e senza pensare alla gente che vive.
Là mi caccio un grembiate e mi sfogo in cattive risposte
ai parenti e per tutto l'inverno non esco mai più.
Nei paesi novembre è un bel mese dell'anno:
c'è le foglie colore di terra e le nebbie al mattino,
poi c'è il sole che rompe le nebbie. Lo dico tra me
e respiro l'odore di freddo che ha il sole al mattino.
Me ne vado percbé è troppo bella Torino a quest'ora:
a me piace girarci e vedere la gente
e mi tocca star chiusa fincb'è tutto buio
e la sera soffrire da sola. Mi vuole vicino
come fossi un amico: quest'oggi ha saltato l'ufficio
per trovare un amico. Ma posso star sola costì?
Giorno e notte - l'ufficio - le scale - la stanza da letto -
se alla sera esca a fare due passi non so dove andare
e ritorno cattiva e al mattino non voglio più alzarmi.
Tanto bella sarebbe Torino - poterla godere -
solamente poter respirare. Le piazze e le strade
han lo stesso profumo di tiepido sole
che c'è qui tra le piante. Ritorni al paese.
Ma Torino è il piú bello di tutti i paesi.
Se trovassi un amico quest'oggi, starei sempre qui
.
 
Cesare Pavese
da Lavorare Stanca, 1944
 
 
speriamo che il freddo pungente,
non tocchi l'anima e il cuore,
è un autunno pesante nel petto
pieno di cose tristi e fatiche...

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