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domenica 3 luglio 2011

NOTTURNO

Smunte nella tenèbra
entro a sudari, pallide stelle
le loro torce agitano.
Fatue luci dai più remoti cieli schiaran fioche,
archi su archi svettanti,
la navata della notte nera di peccato.

Serafini,
le osti perdute si svegliano
a servire sino a che
in illune tenèbra ognuna ricade, smorta,
levato che abbia e agitato
il suo turibolo.

E a lungo e alto,
per la notturna navata che si estolle
bàttito di stelle rintocca,
mentre squallido incenso gonfia, nube su nube,
ai vuoti spazi dall'adorante
deserto d'anime.

James Joyce



le scie della notte lasciano muti,
il silenzio, il buio, come un manto pesante
cingono e stringono come un cilicio;
li vedo ad un ad uno mentre scrivo
eppure i loro visi sfocati evocano frasi...
nell'incedere lento della notte
l'insonnia accompagna i pensieri
e dilava come pioggia i ricordi

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